Homeating e il suo team si aspettano che siano rispettate le normali norme igieniche che vengono rispettate in una abitazione privata. Se sono svolti eventi privati di natura saltuaria, senza l’ausilio di strumentazione professionale o di una organizzazione di tipo aziendale, quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la presenza di camerieri, più tavole apparecchiate, la stampa di un menù alla carta o lo stoccaggio di materie prime, si tratta di “Social Eating”.

La peculiarità, nonché fine ultimo dell’evento stesso, è la socializzazione e la voglia di condividere una passione, dove il contributo economico ha il solo scopo di rimborsare le spese sostenute. In questo caso non è richiesto, da un punto di vista normativo, alcun requisito particolare, tuttavia il luogo dove si svolgerà l’evento dovrà avere requisiti igienico-normativi tali da garantirne l’abitabilità secondo le normative vigenti.

Se invece gli eventi sono organizzati con regolarità in modo che il rendiconto economico abbia una valenza importante, l’attività svolta rientra nella normativa relativa agli “Home Restaurant”. E’ possibile, in tal caso, di avvalersi di collaboratori, strumenti professionali e tutto quanto permetta di rendere l’attività redditizia. Se si tratta di “Home Restaurant” è necessario che vengano soddisfatti i requisiti previsti dalla normativa applicabile: presentazione della SCIA (o alla richiesta dell’autorizzazione) e realizzazione del manuale di autocontrollo HACCP. Maggiori indicazioni sulla normativa attuale, anche in riferimento alla recente risoluzione del MISE, le puoi trovare qui.

E’ forte la differenza tra le sopra menzionate categorie, non solo nei volumi generati, ma proprio nella loro connotazione: mentre il Social Eating ha un forte spirito di socializzazione, il suo fine principe è la voglia di condividere, nell’ambito della libertà del singolo, abilità culinarie nella propria casa; l’Home Restaurant è invece il passo successivo, dove, seppur restando un attività non primaria per l’Host, l’aspetto economico e di continuità possono avere peso maggiore.

Esiste oggi un parametro “quantitativo” che, unicamente nell’ambito del Social Eating, dà un’indicazione agli utenti privati, quindi senza alcuna impostazione imprenditoriale, di cosa devono fare per essere in regola. Si tratta dell’importo totale delle transazioni nell’anno solare, che se supera i 5.000€, impone all’host di provvedere al versamento dei contributi previdenziali.

E da un punto di vista fiscale?

Se l’evento realizzato rientra in quello che abbiamo definito essere Social Eating, dal punto di vista fiscale, è una prestazione occasionale di servizio tra privati. Ciò prevede che l’host emetta una ricevuta fiscale al guest, ma a questo pensa Homeating al momento dell’acquisto. Anche per questo tipo di attività, dove si configura un ricavo utile per l’host, è corretto che si paghino le tasse. Se sei un host dovrai consegnare a fine anno tutta la documentazione relativa alla tua attività su Homeating al tuo commercialista (anche gli scontrini per la spesa e le ricevute di Homeating), lui farà i conti e inserirà le cifre corrette nella tua dichiarazione tra quelli derivanti da attività occasionale.

E se qualcuno dovesse sentirsi male durante o dopo una cena?

La tua responsabilità non cambia per il fatto che usi Homeating: se inviti degli amici a cena (con o senza Homeating) e uno si sente male perché hai servito del cibo andato a male sei responsabile. È cura dell’host essere attento a servire cose buone e di qualità, ma è responsabilità di chi mangia fare attenzione a ciò che gli viene proposto e alle proprie allergie o intolleranze alimentari.

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